In francese, italiano, polacco e tedesco l’omelia pronunciata da Mons. Cyril Vasill’ sj, domenica 3 agosto in occasione della messa internazionale
“La nostra vita è un insieme di storie, di ricordi, di momenti e di eventi che ci fanno crescere, che ci formano, che ci fanno diventare quello che siamo…
Nel Vangelo di oggi la storia di amicizia fra Gesù e i suoi primi discepoli ..
vogliono sapere dove abita – e Lui li invita a casa sua con le parole semplici: “Venite e vedrete”. Quell’invito cambia radicalmente le loro vite e loro se lo ricordano ancora dopo decenni, anzi, come dice il testo del vangelo, si ricordano persino l’ora esatta: erano le quattro del pomeriggio.
I giovani accolgono questo invito, e fanno passare la voce anche agli altri, diventando così i discepoli e compagni di Gesù e i primi propagatori del Suo Vangelo.
Gesù agli amici e per gli amici offre se stesso
La storia di amicizia fra Gesù e gli Apostoli descritta dal vangelo è un modello anche per noi, in questa storia possiamo ritrovarci noi tutti e ognuno singolarmente con la sua storia personale. Gesù ci incontra lungo il percorso della nostra vita, si volta verso di noi, ci guarda negli occhi e ci chiede: “Che cosa cercate?” Anzi, ci chiama per nome dicendoci: “Che cosa cerchi nella vita tu Giovanni, Francesco, Paolo, Michele, che cosa cerchi tu Sara, Laura, Ivonne, Agnieszka…?”.
In un primo momento forse non sappiamo bene formulare la nostra risposta. Siamo un pò imbarazzati e vorremmo dire: Cerchiamo la felicità, cerchiamo la gioia, cerchiamo una relazione, cerchiamo le sicurezze. Ma tutte queste risposte parziali si potrebbero sintetizzare nella seguente: “Cerco qualcuno che mi insegni a vivere, a vivere bene, cerco qualcuno di cui posso fidarmi.”
Infatti, tutti nella nostra vita cerchiamo una persona di cui sia possibile avere fiducia. Siamo pronti a donare la fiducia e, da bravi scout, consideriamo il nostro onore di meritare la fiducia. Ma per poter donare e ricevere la fiducia è necessario conoscersi.
Gesù è pronto a farsi conoscere – ci chiama alla sua casa. Questa chiamata avviene in vari momenti, in varie tappe nella nostra vita, attraverso vari passaggi. Il primo invito alla sua casa lo riceviamo nel momento del battesimo, quando veniamo portati alla casa del Signore sulle braccia dei nostri genitori, per ricevere il segno sacramentale della nascita alla vita nuova, quella dello Spirito.
Poi gli inviti continuano ad arrivare in tante altre occasioni. Il più significativo è certamente l’invito alla Sua mensa. Dopo il primo incontro con Lui nel mistero dell’Eucaristia, dopo quella “prima comunione” è Gesù stesso che continua ad invitarci e ad aspettarci nella sua casa – nella Chiesa, per incontrarci con Lui regolarmente, per ascoltare la Sua Parola, per diventare sempre più uniti con Lui, nutrendosi di Lui stesso, del Suo Corpo e del Suo Sangue nel mistero del Sacramento dell’Eucaristia, in quel Memoriale della sua passione e risurrezione che si realizza in ogni celebrazione liturgica – anche in questo momento.
Per rinforzarci Gesù ci dona il Suo Spirito, quello Spirito nel quale possiamo gridare “Abba – Padre” – chiamando così quel “Dio nascosto, Dio d’Israele,” Dio dell’Antico Testamento, con quell’appellativo nuovo, intimo e solenne insieme, insegnatoci da Gesù: “Padre nostro che sei nei cieli”. Il Suo Spirito, ricevuto nel Sacramento della Cresima, ci rinforza per diventare i testimoni coraggiosi e convincenti del vangelo nel mondo che ci circonda.
Quando invece nonostante tutti questi doni di grazia, per colpa del nostro egoismo, perdiamo l’orientamento e sulla nostra strada cadiamo nel peccato, come il viaggiatore che nella parabola è caduto nei mani dei briganti – è di nuovo Gesù stesso, che, come Buon Samaritano, si avvicina, si ferma, si china su di noi per fasciare le nostre ferite. Infatti, come dice il profeta Isaia “egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” e perché lui stesso si è caricato dei nostri peccati portandoli sulla croce e proprio “perché per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53, 4-5). Gesù può guarire le piaghe dei nostri peccati aprendoci nuovamente la porta della casa del Padre, quella porta che gli abbiamo sbattuto in faccia fuggendo da lui per sperperare i suoi doni. Questo avviene nel sacramento della Riconciliazione.
Così vediamo che Gesù alla eterna domanda di tutti coloro che cercano “Maestro, dove abiti, dove possiamo incontrarti oggi?” risponde – “Venite e vedrete”, potete incontrarmi nella mia casa, nella Chiesa, alla quale ho affidato i sacramenti, quei segni efficaci e visibili della mia grazia che sono necessari per la vostra salvezza, potete incontrarmi nella Scrittura, dove sentirete la mia voce, potete incontrarmi nelle vostre comunità dove condividete la vita di fede con i vostri amici, perché “dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro (Mt 18,20) , potete incontrarmi ogni volta nei fratelli più bisognosi, nei “piccoli”, perché ogni volta che fate qualche cosa buona nei confronti dei più piccoli lo fate a me (Cf. Mt 25, 40), potete incontrarmi nel silenzio della preghiera, in quel dialogo misterioso che apre l’anima umana alla smisurata grandezza di Dio, potete incontrarmi nella voce della coscienza ben formata e sensibile, che vi invita a fare il bene ed a fuggire il male.
“Venite e vedrete”. Gesù rivolge questo invito a ognuno di noi singolarmente e anche a tutti insieme. Questo nostro incontro è un esempio che la ricerca personale del senso della vita, la ricerca di Dio, non può essere vissuta solo come una esperienza interiore e personale, senza una dimensione comunitaria.
Il nostro raduno oggi, nella bellezza della sua diversità di lingue e culture, nel profondo mistero della nostra unione di fede e nella condivisione degli ideali scoutistici, rappresenta la risposta migliore a tanta confusione che accompagna la storia dell’umanità ferita dal peccato e che ancora oggi affligge la vita di molti uomini e continua a mettere in conflitto singole persone, gruppi, interi popoli, culture, religioni e sistemi sociali diversi.
Oggi siamo qui riuniti dall’Est e Ovest, ritrovandosi come amici, come fratelli scout, come cristiani. Anche attraverso questo incontro vogliamo esprimere che – ogni Scout, fedele alla sua Patria, è per l’Europa fraternamente unita, e cosciente della sua eredità cristiana, è fiero della sua fede; egli lavora per realizzare il Regno di Cristo in tutta la sua vita e nell’ambiente che lo circonda.
Nella realizzazione di questo nostro desiderio ci possono essere d’esempio gli apostoli – uomini che non si sono accontentati di una mediocrità nella vita, che hanno avuto il coraggio di fare le scelte importanti e vincolanti, mettendosi alla sequela di Gesù.
Il loro primo incontro con Lui, evocato nel Vangelo di oggi, li ha portati ad una decisione: hanno deciso di restare con Gesù. Lo hanno fatto non più per le parole e raccomandazioni di Giovanni Battista, ma perché hanno avuto una esperienza personale dell’incontro.
La nostra strada, la mia strada si incrocia con quella di Gesù. Lui si gira e mi pone la domanda: Che cosa cerchi? Non girare invano. Vieni e seguimi.
L’album delle foto che scatteremo durante questo Eurojam costituirà per noi un prezioso ricordo di una avventura vissuta in gioia e fratellanza. Lo faremo vedere a casa, a scuola, forse dopo anni torneremo a ricordare le facce dei nostri amici. I ricordi delle avventure, delle gare, delle scoperte ci serviranno d’ispirazione per gli anni della nostra crescita.
Ma tutto questo sarebbe ben poco, se in quell’album non ci fosse una pagina centrale, intitolata – “il mio incontro con Cristo durante l’Eurojam”. Infatti, riconoscere Cristo, approfondire la conoscenza di lui, trovarlo seguendo le sue orme e i segni di pista che ci ha lasciati – costituirà il più bello e più importante grande gioco, una caccia al tesoro inestimabile, la scoperta della perla nascosta nel campo.
Gli apostoli, i discepoli, i santi uomini e donne di tutte le epoche, tutti coloro che nella loro vita hanno accolto Cristo, oggi ci lanciano un invito: Venite anche voi e vedrete che vale la pena seguire Cristo, legare la propria vita alla Sua. Noi lo abbiamo fatto, abbiamo trovato in Gesù di Nazareth il Messia, abbiamo trovato un amico che non tradisce, abbiamo trovato una persona di cui ci si può fidare, però è stato lui per primo a darci la Sua fiducia, invitandoci alla Sua casa. Questo invito vale anche per quella casa che ci sta preparando in cielo, garantendoci così non solo una vita bella e sensata qui ma soprattutto una vita eterna con lui.