Quattro raduni internazionali dal 1984 ad oggi, per rispettivamente 5, 7, 10 ed ora 12 mila ragazzi e poi routes internazionali per giovani dai 16 ai 21 anni, campi delle 12 stelle per i Commissari generali delle associazioni, campi di formazione per Capi, Campi gemellati tra ragazzi di diversi paesi. Sono solo alcuni degli strumenti messi in atto dall’Unione Internazionale delle Guide e Scouts d’Europa per vivere realmente il suo nome, che è progetto e vocazione. Nata nel 1956 dopo la seconda guerra mondiale dall’incontro di alcuni Capi tedeschi e francesi, oggi la Federazione conta 55 mila iscritti in 18 paesi europei, in Canada e presenze anche negli USA. Entusiasmo crescente registra nei paesi dell’Europa dell’est. Costanti sinergie tra nazioni e concreta solidarietà, ne permettono diffusione e sviluppo.
“Il nostro raduno – ha sottolineato nell’omelia Mons. Cyril Vasill’ sj alla messa di apertura dell’Eurojam – nella bellezza della sua diversità di lingue e culture, nel profondo mistero della nostra unione di fede e nella condivisione degli ideali scout, rappresenta la risposta migliore a tanta confusione che accompagna la storia dell’umanità ferita dal peccato e che ancora oggi affligge la vita di molti uomini e continua a mettere in conflitto singole persone, gruppi, interi popoli, culture, religioni e sistemi sociali diversi”.
In riferimento al motto del raduno “Venite e vedrete” l’invito a “non girare invano. Tutti – ha sottolineato – cerchiamo nella vita una persona di cui sia possibile avere fiducia. Gesù è pronto a farsi conoscere, nei sacramenti, nella Parola”. Una ricerca personale del senso della vita da vivere non solo come esperienza interiore e personale ma anche in una dimensione comunitaria, “per una caccia al tesoro inestimabile”.
Un’Europa che deve tanto “agli ideali dei Padri, pensatori e uomini di fede, al lavoro instancabile di tanti anonimi costruttori di pace e di fratellanza, fra i quali sicuramente appartengono gli ideatori del nostro movimento scout; un’ Europa che non ha smesso di cercare la sua identità cristiana nella consapevolezza del compito di trasmetterla alle nuove generazioni”. Il pensiero ancora al “contributo epocale rappresentato da un carismatico leader ecclesiale degli ultimi decenni del XX secolo, Giovanni Paolo II, che 25 anni fa, dalla Polonia – dove cominciava a sbriciolarsi la cortina di ferro – dava inizio ad una nuova tappa dell’integrazione europea nello scambio dei doni spirituali e nella solidarietà sociale fra le sue diverse componenti”.