Evangelisti: “L’abilità manuale per restituire ai giovani la percezione reale delle proprie capacità”
Sono arrivati già nella mattina di oggi i primi pullman che hanno portato a destinazione i 5 mila giovani italiani diretti in Normandia. Il resto del contingente italiano è previsto per il tardo pomeriggio. 2 mila i Capi e volontari al servizio del campo per un incontro in Cristo, tra nazioni, in risposta all’invito fatto alla Federazione da Giovanni Paolo II, già nel 1994, “Costruite l’Europa dei popoli”.
500 ettari di bosco a disposizione per grandi giochi, gemellaggi, momenti di preghiera, incontri dei ragazzi che con i loro zaini stanno iniziando ad addentrarsi nel campo. 1500 le Squadriglie presenti, di 20 paesi. “I primi due giorni saranno dedicati al montaggio del campo” spiega Lorenzo Polito, tra i responsabili del contingente italiano. “La costruzione dell’angolo di Squadriglia è parte del sogno, strumento per dare concretamente ai ragazzi la possibilità di vivere in prima persona l’avventura come la propria vita del resto, senza omologarsi, da protagonisti nella progressione della crescita, secondo una Promessa basata sul fare del proprio meglio e sul compiere il proprio dovere con l’aiuto di Dio”.
A disposizione oltre 1.800 km di pali, semplici legni di 2 metri per alcuni, ma non per uno scout, che con essi realizza tavoli, cucine, astuzie per rendere accogliente e confortevole l’avventura. “Il montaggio del campo, della cucina e delle altre istallazioni” – sottolinea Manuela Evangelisti, responsabile del sottocampo femminile “rientra più in generale nelle attività di abilità manuale che restituiscono ai giovani la vera percezione delle proprie capacità – aspetto che non avviene nelle tante proposte virtuali da cui sono bersagliati – e permette loro, lavorando insieme con impegno e gioia, di scoprire attitudini specifiche e farne via via vocazione e in molti un domani anche professione, attraverso il sistema delle specialità”.
“Le difficoltà educative di oggi – aggiunge Mons. Cyrill Vasil’ sj – sono le stesse di tutte le epoche. D’altra parte ne esistono di nuove: una società che rigetta la fatica, propone la cultura del piacere fine a se stesso. Educare è esattamente l’opposto: è indirizzare, proporre mete impegnative, orizzonti alti, non dettati dal gusto personale; questo significa sacrificio, rinuncia, anche fatica. Andiamo decisamente controcorrente rispetto alla modernità educativa!”