Dopo i doverosi saluti, doccia e lavaggi di panni e scarponi sporchi, rientro finalmente a casa. Le cose di tutti i giorni mi circondano: la mia scrivania, il mio letto ed il cellulare sono tutti a portata di mano. Eppure non mi riesce di riprenderli, perché sento che sarebbe come cercare di mettere un tappo a quel calderone di emozioni che in questo momento ribollono nel mio cuore.

Così prendo la mia penna più bella e scrivo una parola: EUROJAM.

Questa parola, dieci anni fa, è stata il mio sogno – ahimè , inaccessibile – di esploratore, e due anni fa è diventata il mio sogno di Capo Riparto. Il sogno di portare per la prima volta il nostro Riparto “Sirio” dove meritava di andare: nel cuore dell’Europa.

Ricordo ancora, come fosse ieri, il volto dei Capi Squadriglia alla Corte d’Onore in cui lanciai, con loro sorpresa, le sfide per l’Eurojam: perplessità, dubbi, paura di non farcela. Ma quando ripetevo, nel mio discorso, quella parola, EUROJAM, vedevo il guizzo nei loro occhi e nei loro cuori. Quel guizzo, nonostante i dubbi, alla fine li ha fatti rispondere “sì” alla chiamata dell’Europa, e con entusiasmo ci siamo buttati nell’avventura.

Da lì non c’è stato più molto tempo per pensare. Ci siamo organizzati per seguire passo per passo il programma che ci era stato affidato ed affrontare le sfide per meritarci questo Eurojam, sia dal punto di vista tecnico, sia per quanto riguarda l’autofinanziamento. Vedere giorno per giorno le persone che ti sono accanto cambiare non aiuta a coglierne i cambiamenti. Ma oggi, dopo questa grande avventura, li vedo: quei ragazzi sono cresciuti, si sono impegnati, si sono migliorati guadagnandosi classi, specialità, e persino uno Scelto nella loro strada verso l’Eurojam.

Ed è stato così che, quasi all’improvviso, ci siamo ritrovati con lo zaino in spalla, mentre la corriera che ci aveva portati in Normandia ci lasciava a destinazione. Davanti a noi una strada di campo, con l’erba incolta e contornata da alte querce, conduceva ad una grande e soleggiata foresta. Inoltrandoci in essa abbiamo incontrato le prime tende, ed abbiamo iniziato a sentire un’aria speciale circondarci mentre incontravamo i primi fratelli italiani già giunti nel sottocampo, da cui ci siamo fatti indicare la strada verso il nostro bivacco. Tuttavia, i ritmi serrati dei montaggi ci hanno completamente impegnato, facendoci sentire come un po’ come a un grande San Giorgio. Siamo rimasti chiusi nel nostro bivacco quasi due giorni per ultimare per tempo le nostre costruzioni, supportati dal Capo Bivacco e aiutandoci fraternamente tra Staff di Riparto provenienti da tutta Italia .

Ma quando, la mattina di Domenica, sotto un sole splendente abbiamo preparato la nostra Orifiamma assieme alle altre del Bivacco, la forza della parola EUROJAM è tornata a farsi sentire. E quando l’abbiamo seguita fino ad arrivare al grande fiume di persone che si muoveva per andare alla Cerimonia di Apertura, tutto è cambiato in noi, ed i nostri cuori hanno iniziato a battere sempre più forte finché, superato un dosso, la grande piana della Cerimonia di Apertura non ci si è rivelata in tutta la sua grandiosa bellezza: una moltitudine di camicie kaki ed azzurre, i più disparati Guidoni al vento e, soprattutto, alte sopra ogni cosa, per guardare dal posto privilegiato che loro spetta, centinaia di meravigliose ed identiche Orifiamme sventolavano orgogliose al vento della Normandia.

Eccolo, l’Eurojam.

Subito il battito dei nostri cuori si è trasformato in grida di gioia e in forti canti, e quando la nostra Orifiamma ha sfilato assieme alle altre fino agli Alzabandiera e all’altare della Messa, non ho saputo, come molti, né voluto del resto, trattenere le lacrime di gioia sincera che le migliaia di luminosi sorrisi che avevo accanto hanno fatto sgorgare dai miei occhi.

Da quel momento è stato puro Eurojam.
Il grande gioco ci ha catapultato nella diversità di lingue e nella uguaglianza di desiderio di divertirsi e giocare seguendo la nostra Legge Scout. Tutte le nazioni e i più diversi urli di Squadriglia hanno echeggiato tra i boschi di Saint’Evroult nel nostro primo quadrato insieme.

Di seguito le attività del Laborate e dell’Adjungite ci hanno permesso di conoscere tecniche nuove e nuovi giochi; ma soprattutto di dare un volto e una voce a quei nomi che avevamo visto solamente sulle email del nostro PC, e di scoprire con loro una semplice e spontanea amicizia che nasce da sé quando si crede negli stessi Ideali. La splendida serata del Gaudete ci ha regalato il gusto nuovo dei piatti stranieri e soprattutto il divertimento di nuovi canti e risate. Il Ludite ci ha permesso di vedere che eravamo davvero in Normandia e non nei boschi dietro casa: la cattedrale in rovina di Saint’Evroult, il lago, le case di mattoni rossi e dal tetto a punta ci hanno davvero fatto capire quanto il nostro serio impegno sia stato capace di portarci lontani dalla porta di casa. Il Reconciliate ci ha condotti a Lisieux dove, al cospetto di Santa Teresina, abbiamo compiuto il pellegrinaggio alla ricerca del dono di saperci perdonare fraternamente gli uni gli altri, e donarci al nostro prossimo come se Gesù fosse sempre davanti a noi. Il cammino e i canti ci hanno uniti e la pioggia non solo non ci ha scoraggiati ma ci ha stretti ancor di più insieme.

Il Cognoscite è stato il culmine della meraviglia: le sopraelevate polacche a 6 metri da terra, i tavoli sospesi dei francesi, le cucine degli spagnoli e i sacchi a pelo a castello bielorussi hanno aperto i nostri occhi a tecniche e imprese nuove; gli incontri casuali, la interminabile fila davanti alla Carrick e la continua richiesta di scambio di nostri cappelloni coi baschi dei fratelli francesi e polacchi hanno cementato le novelle amicizie. Fazzolettoni, e-mail, numeri di telefono e indirizzi hanno riempito i quadernetti partiti intonsi appena otto giorni prima da casa.

Poi l’ordine di smontare ci ha fatto capire che eravamo giunti oramai al termine di questa incredibile e frastornante avventura: e allora sono iniziati i saluti con gli altri Riparti membri del nostro bivacco, con i ragazzi, i Capi, i cambusieri; il Capo Bivacco, vero “motore” della nostra organizzazione. E ancora scambi di contatti, di fazzolettoni e inviti a ritrovarsi al più presto, uniti da quell’amicizia speciale che solo l’Eurojam può e ha saputo creare.

La pioggia battente e il fango non ci impedito di lanciare forte in aria i nostri capelloni alla densa Cerimonia di Chiusura, né tantomeno di rinnovare con nuovo spirito ed impegno la nostra Promessa Scout, assieme agli altri 12 500 Scout d’Europa presenti, simbolo di un’unità di intenti che va oltre ogni differenza di lingua o cultura.

E quando al rientro abbiamo ritrovato ad attenderci, entusiasti, con tanto di cartelli di bentornato in mano, tutti quei genitori e capi che in questi due anni ci hanno supportati ed aiutarti in ogni modo, donando gratuitamente e con gioia il loro tempo ed il loro lavoro per aiutarci sia nella preparazione che nell’autofinanziamento, e mandare noi a vivere tutto questo, non ho potuto fare a meno di cercare di ringraziarli tutti, anche se erano troppi, come troppa era l’emozione per riuscirci.

Così voglio farlo ora: grazie, grazie a ognuno di voi per tutto questo, soprattutto perché ora è anche vostro.

Grazie ai miei ragazzi, che sono stati grandiosi, e che sono diventati dei veri Scout così come B.P. li aveva pensati.

Grazie a Dio, per averci donato la forza di fare il nostro dovere e per il sorriso che era sulle nostre labbra anche nelle difficoltà.

Grazie a chi ha organizzato l’Eurojam, e soprattutto a chi col suo impegno e servizio ci ha permesso di viverlo al meglio.

A tutti voi e a chiunque io abbia dimenticato, un enorme Grazie dal profondo del mio cuore per aver realizzato il mio sogno di ragazzo.

Buona Caccia!

Luca, Tigre Fiera