«Siete i veri protagonisti di questo mondo, non siate solo spettatori!». Il cuore del messaggio che papa Francesco ha inviato questa mattina al raduno delle guide e scout d’Europa – il quarto Eurojamboree –, in svolgimento fino al 10 agosto in Normandia, fa tornare alla mente il motto del fondatore del movimento Lord Baden-Powell: «Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’avete trovato».

Parole che, da un lato, suonano come una sveglia per una Europa che, proprio mentre ricorda due anniversari drammatici della sua storia – cento anni dall’inizio della Prima guerra mondiale e settanta dallo sbarco degli alleati in Normandia –, assiste impotente alla recrudescenza dei conflitti, da quello ucraino a quello mediorientale. E dall’altro, affidano agli scout europei una missione importante: annunciare il Vangelo «fino alle estremità della terra», «servire il prossimo nelle periferie più remote».

I dodicimila scout europei – cinquemila gli italiani fra gli 11 e 16 anni –, radunati fino al 10 agosto a Saint-Evroult-Notre-Dame-du-Bois, ricevono da papa Francesco anche il bagaglio con cui mettersi in cammino. «Tre passi importanti», ricorda il papa rievocando quanto detto ai giovani alle Giornate della gioventù di Rio de Janeiro: «Andare, senza avere paura, a servire».

Sono tante, ricorda papa Bergoglio nel suo messaggio, le generazioni che devono al «metodo scout la loro crescita sulla via della santità, la pratica della virtù e la loro grandezza d’animo». E nell’anniversario dello scoppio della Prima guerra mondiale, il papa sollecitata la grande famiglia dello scautismo a impegnarsi perché «si realizzi l’unità e la pace in Europa e nel mondo».

Durante l’Angelus dello scorso 27 luglio, papa Francesco aveva ricordato l’inizio della Grande guerra e la definizione che di essa aveva dato Benedetto XV: «Inutile strage», al termine della quale la pace era risultata più fragile. Dopo l’imminente viaggio apostolico in Corea, in programma dal 14 al 18 agosto, il 13 settembre il papa visiterà il sacrario militare di Redipuglia (Gorizia), che custodisce le salme di centomila caduti italiani e quindicimila di altre nazionalità (austriaci, sloveni, ungheresi, cechi e slovacchi). Un modo per rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre.

Pochi giorni dopo, il 21 settembre, si recherà in Albania, una periferia dell’Europa dal punto di vista economico, ma anche una testimonianza di come la comunità cristiana ha saputo reagire agli orrori delle dittature e all’inverno dell’ateismo. Periferie dell’anima imposte dagli orrori del Secolo breve